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Kengo Kuma. Onomatopoeia Architecture

In occasione della 18a Mostra Internazionale d’Architettura, ACP Art Capital Partners – Palazzo Franchetti, in collaborazione con lo studio internazionale Kengo Kuma and Associates, presenta  un’originale retrospettiva sull’innovativo architetto giapponese e i suoi progetti realizzati in tutto il mondo, con apertura al pubblico il 14 maggio.

Partendo dall’onomatopea, che è l’atto di creare o usare parole che includono suoni simili ai rumori ai quali si riferiscono, Kengo Kuma (Yokohama 1954) dà forma ad una sensazione fisica che esprime la sua idea di architettura sostenibile, dove i materiali sono di recupero e le persone e le cose si ricongiungono. Riscoprendo le tradizioni giapponesi e i suoi materiali più utilizzati – legno, carta e metallo – l’architetto decide di reimpiegarli in modo più contemporaneo. Nella sua visione, le superfici non coinvolgono solamente la vista, ma anche i sensi di olfatto e tatto. Attraverso l’esposizione di alcune maquette dei suoi edifici più celebri, i visitatori sono incoraggiati a scoprire i suoni dei diversi materiali.

Il modo in cui Kengo Kuma si pone verso materiali è un punto chiave della sua originalità. L’architetto giapponese considera il mondo stesso un materiale e studia nel dettaglio ogni sito dei suoi progetti prima di fare schizzi, cercando di comprendere in maniera autentica i luoghi e di creare architetture che siano non solo in dialogo con l’ambiente, ma anche radicate nello spazio e nel tempo.

Il suo approccio progettuale si ispira spesso al passato ed è sicuramente strutturale sotto molti aspetti, ma allo stesso tempo è anche tattile, sensoriale e talvolta sensuale. La sua sensibilità include il ritmo e il flow, elementi tipici della musica. Gli edifici progettati da Kuma hanno spesso una leggerezza inaspettata o un tipo di movimento che lui stesso attribuisce al suo processo di concetto musicale. Evitando il più possibile l’uso del cemento, realizza opere che sembrano posarsi delicatamente sul terreno, talvolta sembrando evanescenti o addirittura ambigue.